Volume XVII – XVII Concorso 1986. La legislazione in materia di tutela delle zone di particolare interesse ambientale, a cura di Giuseppe Furitano, A. Giuffré, Milano 1989.
Il risultato negativo del sedicesimo Concorso Nazionale portò il Consiglio di Amministrazione, i suoi singoli componenti e tutti coloro che nel campo accademico erano sempre stati vicini alla Fondazione, ad una collegiale riflessione. Si voleva comprendere se la mancanza di adesioni al sedicesimo concorso fosse dipesa da una disaffezione del mondo scientifico ai temi dell’urbanistica in generale, oppure se il tema proposto fosse risultato effettivamente così complesso da scoraggiare chiunque a partecipare al concorso. La riflessione compiuta portò a ritenere valida la seconda ipotesi, di cui la prima, in un certo qual modo, non era altro se non la conseguenza logica più semplice. Ciò radicò ancora di più nella Fondazione la convinzione che un chiarimento culturale sui temi legati alla legislazione fosse il punto chiave per promuovere la necessaria svolta ed il rilancio di cui l’urbanistica aveva urgente bisogno.
In attesa di affidare a degli specialisti uno studio che colmasse il “gap” evidenziato dall’esito del sedicesimo concorso, si decise quindi di continuare a battere sul tema legale, focalizzando però l’attenzione su un tema specifico. Il problema, nel caso, era quello di individuare quale fosse il tema più “sensibile” del momento nell’ambito disciplinare urbanistico. Dopo un ampio dibattito interno al Consiglio di Amministrazione, la scelta si restrinse a due argomenti: il tema del cosiddetto “condono edilizio” – che era stato affrontato dalla legge n. 47 del 28 febbraio 1985 con tutte le sue implicazioni di carattere amministrativo, fiscale, interpretativo e giudiziario (che ancora oggi, a quindici anni di distanza e nonostante un successivo intervento legislativo, vede diverse amministrazioni locali e decine di migliaia di professionisti non riuscire a mettere la parola fine a semplici pratiche amministrative o più complessi progetti di recupero) – ed il tema della legislazione in materia di tutela delle zone di particolare interesse ambientale.
Ambedue i temi, al momento, incidevano sulla realtà italiana e, indubbiamente, erano di forte interesse. Dei due, la scelta cadde sul secondo, dato che, oltre a richiedere un approccio multidisciplinare, senza dubbio presentava la possibilità di approfondimenti culturali di maggiore spessore.
La Fondazione, inoltre, con la scelta di questo tema, proseguiva su una linea di ricerca iniziata con il decimo Concorso in materia di “Ecologia e Urbanistica” che aveva visto, in seguito, un’appendice nel quattordicesimo Concorso sulle “Prospettive della pianificazione urbanistica nell’Europa Comunitaria”. Nel volume che riportava i risultati di quest’ultimo Concorso, infatti, la Fondazione aveva voluto inserire due appendici tecniche esplicative di un argomento che avrebbe in seguito dominato il dibattito culturale politico-urbanistico per tutti gli anni ottanta: la Valutazione di Impatto Ambientale. La prima appendice aveva affrontato, documentandone i contenuti, la National Environmental Policy Act americana del 1969 in cui, per la prima volta, veniva affrontata la questione; la seconda appendice riguardava, invece, la proposta di Direttiva del Consiglio delle Comunità Europee sullo specifico argomento.
La normativa in materia ambientale, nei sei anni trascorsi, era stata fra le attività principali portate avanti, sia a livello europeo che nazionale e regionale. Era giunto il momento di fare il punto sulla situazione e su alcuni dei nuovi concetti che, lentamente, si stavano imponendo all’attenzione della pubblica opinione, quali il diritto all’ambiente ed il danno ambientale equiparabile al danno pubblico; per tali motivi era facile prevedere un sempre maggiore sviluppo normativo e conseguenti interpretazioni giurisprudenziali in un quadro legislativo, giurisdizionale e dottrinario esistente, non unitario come la materia esigerebbe che fosse.
La tutela dell’ambiente, lentamente ma in maniera irreversibile, stava diventando il punto nodale della disciplina e dell’uso del territorio. La Commissione delle Comunità Europee stava emanando nuove direttive; il Parlamento nazionale nuove leggi e decreti, a volte, dall’incerta formulazione; nel luglio del 1986 – con la legge n. 349 – era stato istituito il Ministero dell’Ambiente e le singole Regioni, oltre ad essere prolifiche quanto a leggi e normative locali, erano in fermento da quando, con la legge 431/85, era stata sancita l’esigenza della redazione dei piani paesistici (peraltro già prevista dalla legge 1497/39) ed il correlato potere sostitutivo dello Stato in caso di inadempienza regionale, lasciando peraltro la possibilità di optare tra piano territoriale paesistico e piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali.
Anche il tema di questo Concorso si inseriva quindi nel vivo del dibattito culturale del momento che avrebbe tenuto impegnati gli addetti ai lavori per molti degli anni a venire.